venerdì 10 giugno 2011

REFERENDUM 12/13 GIUGNO –L’Ennesima Farsa di una Democrazia Corrotta! ITALIANI SVEGLIATEVI !!!

Leggendo la miriade di articoli presenti sul web, assistiamo al solito sistema di svio mentale dal concetto fondamentale che in questo caso è: “Perché queste manovre avvengono?”
Tutti gli articoli, cercano disperatamente di giustificare un SI o un NO senza addentrarsi nelle vere motivazioni che si nascondono dietro!
Proviamo ad analizzare più nella sostanza finale i risultati di questo referendum:
In Italia, è ormai dato di fatto che è in atto una vera e propria guerra politica senza esclusione alcuna, da parte e d’altra, di colpi bassi. Questa guerra, ha come effetto primario di catalizzare l’attenzione degli Italiani sulla maggior legalità e proposta di contenuti, portati da una parte o dall’altra. L’effetto secondario, ma principale per chi lo attua è quello di distogliere l’attenzione della popolazione da manovre molto più pericolose che si tramano alle loro spalle. Prima di tutto però analizziamo gli effetti materiali di questo referendum:
1-      I BENEFICI DEI PROMOTOR.
a)      Pochi sanno che il comma 4, art. 1, L. 157 del 3 giugno 1999, prevede il «rimborso spese per le consultazioni elettorali e referendarie»: in caso di raggiungimento del quorum è attribuito ai comitati promotori un rimborso pari a € 0,52 per ogni firma valida. Chi ha promosso il referendum?
b)      Il raggiungimento de quorum referendario e la vincita dei SI, dopo i risultati delle comunali, darebbe al governo quella spallata che le Sinistre cercano disperatamente da anni.
c)      Il principale propositore del referendum è l’IDV che attualmente comincia a riscuotere importanti consensi tra i votanti, quindi perdere quest’occasione significherebbe perdere un treno importante.
 

Alcuni sostenitori del SI potrebbero interpretare questi “benefici” come una mistificazione per convince al NO, ( che lo crediate o no, sono anche io per il si) ma riflettendo più attentamente ed informandoci un po, scopriamo che fu proprio la Sinistra a proporre la legge 772 sulla privatizzazione dei servizi pubblici acqua compresa.
Per chi avesse dei dubbi questo è l’indirizzo:
Quindi una riflessione obbiettiva porterebbe a chiedersi: Per quale motivo i promotori di questa iniziativa di privatizzazione, oggi indicono un referendum per abrogarla? Qualche dubbio in merito a questo comportamento NO?

Tuttavia lo scopo di questa analisi non è di colpevolizzare una parte o l’altra, ma di capire cosa si nasconda dietro! 
Proviamo ad analizzare il primo quesito del referendum:
QUESITO Nr1          
"Volete Voi che sia abrogato l'art. 23-bis (Servizi pubblici locali di rilevanza economica) del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112 "Disposizioni urgenti per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, la stabilizzazione della finanza pubblica e finanza la perequazione tributaria", convertito, con modificazioni, in legge 6 agosto 2008, n. 133, come modificato dall'art. 30, comma 26, della legge 23 luglio 2009, n. 99, recante "Disposizioni per lo sviluppo e l'internazionalizzazione delle imprese, nonché in materia di energia", e dall'art. 15 del decreto-legge 25 settembre 2009, n. 135, recante "Disposizioni urgenti per l'attuazione di obblighi comunitari e per l'esecuzione di sentenze della corte di giustizia della Comunità europea", convertito, con modificazioni, in legge 20 novembre 2009, n. 166, nel testo risultante a seguito della sentenza n. 325 del 2010 della Corte costituzionale?"

Vediamo cosa prevedono questi articoli:
:
Art. 23-bis.
Servizi pubblici locali di rilevanza economica
1. Le disposizioni del presente articolo disciplinano l'affidamento e la gestione dei servizi pubblici locali di rilevanza economica, in applicazione della disciplina comunitaria e al fine di favorire la più ampia diffusione dei principi di concorrenza, di libertà di stabilimento e di libera prestazione dei servizi di tutti gli operatori economici interessati alla gestione di servizi di interesse generale in ambito locale, nonche' di garantire il diritto di tutti gli utenti alla universalità ed accessibilità dei servizi pubblici locali ed al livello essenziale delle prestazioni, ai sensi dell'articolo 117, secondo comma, lettere e) e m), della Costituzione, assicurando un adeguato livello di tutela degli utenti, secondo i principi di sussidiarietà, proporzionalità e leale cooperazione. Le disposizioni contenute nel presente articolo si applicano a tutti i servizi pubblici locali e prevalgono sulle relative discipline di settore con esse incompatibili.
2. Il conferimento della gestione dei servizi pubblici locali avviene, in via ordinaria, a favore di imprenditori o di società in qualunque forma costituite individuati mediante procedure competitive ad evidenza pubblica, nel rispetto dei principi del Trattato che istituisce la Comunità europea e dei principi generali relativi ai contratti pubblici e, in particolare, dei principi di economicità, efficacia, imparzialità, trasparenza, adeguata pubblicità, non discriminazione, parità di trattamento, mutuo riconoscimento, proporzionalità.
3. In deroga alle modalità di affidamento ordinario di cui al comma 2, per situazioni che, a causa di peculiari caratteristiche economiche, sociali, ambientali e geomorfologiche del contesto territoriale di riferimento, non permettono un efficace e utile ricorso al mercato, l'affidamento può avvenire nel rispetto dei principi della disciplina comunitaria.
4. Nei casi di cui al comma 3, l'ente affidante deve dare adeguata pubblicità alla scelta, motivandola in base ad un'analisi del mercato e contestualmente trasmettere una relazione contenente gli esiti della predetta verifica all'Autorità garante della concorrenza e del mercato e alle autorità di regolazione del settore, ove costituite, per l'espressione di un parere sui profili di competenza da rendere entro sessanta giorni dalla ricezione della predetta relazione.
5. Ferma restando la proprietà pubblica delle reti, la loro gestione può essere affidata a soggetti privati.

Come si evince dal testo evidenziato, queste disposizioni sono IMPOSTE dalla Comunità Europea alle quali, il Governo Italiano deve assoggettarsi per non incorrere in sanzioni. In seconda analisi, contrariamente a quanto fino ad ora raccontato da chi ha voluto il referendum, nell’Art.23-bis non si parla affatto di privatizzare l’acqua, bensi di affidare la gestione della distribuzione (cosa che già avviene) a società private che rispettino però i criteri di: efficacia, imparzialità, trasparenza, adeguata pubblicità, non discriminazione, parità di trattamento, mutuo riconoscimento, proporzionalità e previo gare d’appalto pubblici
E' più che evidente che l’Articolo 23-bis non parla affatto di privatizzare l’acqua ma di affidarne la “gestione” al fine di evitare gli attuali sprechi; tentativo più che elogiabile se non fosse che stiamo parlando dell’Italia, paese in cui regna la furbizia del: -“fatta la legge trovato l’inganno”

Vediamo ora le modifiche che prevede l’Art.15.
 Art. 15.
Adeguamento alla disciplina comunitaria in materia di servizi pubblici locali di rilevanza economica
1. All'articolo 23-bis del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, sono apportate le seguenti modificazioni:
a) al comma 1, terzo periodo, dopo le parole: «in materia di distribuzione del gas naturale», sono inserite le seguenti: «, le disposizioni del decreto legislativo 16 marzo 1999, n. 79, e della legge 23 agosto 2004, n. 239, in materia di distribuzione di energia elettrica, nonche' quelle del decreto legislativo 19 novembre 1997, n. 422, relativamente alla disciplina del trasporto ferroviario regionale.».
b) i commi 2, 3 e 4 sono sostituiti dai seguenti:
«2. Il conferimento della gestione dei servizi pubblici locali avviene, in via ordinaria:
a) a favore di imprenditori o di società in qualunque forma costituite individuati mediante procedure competitive ad evidenza pubblica, nel rispetto dei principi del Trattato che istituisce la Comunità europea e dei principi generali relativi ai contratti pubblici e, in particolare, dei principi di economicità, efficacia, imparzialità, trasparenza, adeguata pubblicità, non discriminazione, parità di trattamento, mutuo riconoscimento e proporzionalità;
b) a società a partecipazione mista pubblica e privata, a condizione che la selezione del socio avvenga mediante procedure competitive ad evidenza pubblica, nel rispetto dei principi di cui alla lettera a), le quali abbiano ad oggetto, al tempo stesso, la qualità di socio e l'attribuzione dei compiti operativi connessi alla gestione del servizio e che al socio sia attribuita una partecipazione non inferiore al 40 per cento.
3. In deroga alle modalità di affidamento ordinario di cui al comma 2, per situazioni eccezionali che, a causa di peculiari caratteristiche economiche, sociali, ambientali e geomorfologiche del contesto territoriale di riferimento, non permettono un efficace e utile ricorso al mercato, l'affidamento può avvenire a favore di società a capitale interamente pubblico, partecipata dall'ente locale, che abbia i requisiti richiesti dall'ordinamento comunitario per la gestione cosiddetta "in house" e, comunque, nel rispetto dei principi della disciplina comunitaria in materia di controllo analogo sulla società e di prevalenza dell'attività svolta dalla stessa con l'ente o gli enti pubblici che la controllano.

Inutile andare oltre, dato che le restanti modifiche apportate all’Art.23-bis sono talmente complicate che anche un giurista esperto avrebbe difficoltà ad interpretarle correttamente, tuttavia le parti evidenziate sono sufficientemente chiare per capire che con questa legge NON si intende svendere l’acqua ai privati bensì “sarebbe” destinata a ridurre al massimo le cattive gestioni dei servizi Locali  ( Acqua, Energia Elettrica Trasporti Ecc) adeguando così il nostro sistema, alle "regole imposte" dalla Comunità Europea tramite una graduale transazione a favore di società a partecipazione privata.
Però, quale sarà il primo risultato tangibile di questo referendum se passasse il SI sull’acqua?
-       In primo luogo che verranno sottratti dalle tasche dei contribuenti ulteriori 300milioni di Euro per un mero gioco politico.
-       Gli Italiani sarebbero finalmente un po felici, perché convinti che con un referendum “abrogativo” siano in grado di controllare la democrazia
-       Terzo, che un’Opposizione riuscirà finalmente a sottrare alla controparte le ambite “poltrone” e detronizzare quel leader divenuto troppo pericoloso.
-       Che gli Enti locali potranno continuare ad attingere fondi pubblici per gestire politicamente il parcheggio clientelare instaurato da anni.
-       Ultimo, che i cittadini Pugliesi (per citarne una) continuerebbero a pagare le bollette più care d’Italia a causa della cattiva gestione dei servizi idrici  
Purtroppo, la realtà va ben oltre questi giochetti di quartiere.
Vediamo se riusciamo a capire perché:
Con un esempio; che vinca il SI o il No accadrà quanto avvenuto a suo tempo con le Telecomunicazioni, che da SIP (Carrozzone Statale) divenne Telecom (prima con partecipazioni private Italiane poi internazionali) In seguito, il mercato è stato esteso anche a società estere con il risultato che, la Telecom (per rimanere concorrenziale) ha dovuto cedere anche la proprietà delle linee.
Ora la concorrenza creatasi, ha concesso ai consumatori, di poter selezionare l’offerta traendone vantaggio e questo,  sarebbe lo scopo teorico e pratico di questa legge, MA……per l’acqua, il risultato potrebbe anche essere diverso.
Nel caso specifico, sussiste il dubbio più che legittimo, ma non verificabile entro i prossimi 10/15 anni oltre i quali,  giunti all’attuale situazione “SIP”, molto probabilmente anche le riserve Idriche (Laghi, fiumi e sorgenti) potrebbero divenire “PRIVATE”  (Il primo effetto sarebbe un sicuro miglioramento del servizio attuale, ma poi? In Italia siamo bravi a fare le leggi, purtroppo non lo siamo altrettanto a far si che vengano rispettate.)
Concludendo, dietro questo "democratico" referendum si cela la lotta del potere politico interno, ed economico Europeo; i vincitori SI/NO brinderanno alla nostra faccia per l'ennesima vittoria dell'ignoranza, poiché sanno già (tutti) che, indipendentemente dal esito, volenti o nolenti gli Italiani dovranno adeguarsi a questa transizione; è solo questione di tempo poiché è un obbiettivo della globalizzazione e fa parte delle direttive EUROPEE! E non di un partito politico o di un Governo.



Forse non sono in molti a vedere in questo referendum un parallelismo con quanto accadde sotto il governo Prodi quando avallò il subentro dell’Euro, tuttavia anche se oggi non riusciamo a vederlo, l’obbiettivo finale sarà identico! Da una indipendente Sovranità monetaria, siamo giunti alla schiavitù delle banche Private che possono decidere delle sorti di ogni Stato!
                 

Quindi riflettete attentamente quando andrete a votare e, non solo per il referendum ! Tutta la classe politica Italiana potrebbe tranquillamente partecipare al “The Best of Magic”…vincerebbero sicuramente!

martedì 7 giugno 2011

SOLO QUALCHE DATO






"Nel 2010, la domanda mondiale di energia ha raggiunto 47,242 miliardi di kWh, con un incremento annuo del 6 per cento, mentre l'offerta era pari a 46.413 milioni di kWh."
Attualmente la popolazione mondiale conta oltre 6,5 miliardi di individui; Secondo l'ONU si supereranno gli otto miliardi di abitanti intorno al 2025:
Negli stati industrializzati aumenta la percentuale di popolazione anziana e il ricambio generazionale è molto lento: ciò comporta l'afflusso di numerosi immigrati proprio dalle aree caratterizzate da un aumento annuo del 3% circa per sostenere le attività produttive e l'economia di questi paesi che registrano di frequente uno squilibrio tra popolazione in grado di produrre ricchezza e popolazione pensionata. Nel 2025, secondo le previsioni dell'ONU, la Nigeria ad esempio, avrà una popolazione superiore a quella degli Stati Uniti e l'Africa supererà di tre volte l'Europa per numero di abitanti. Il sovrappopolamento, unito ad arretratezza, analfabetismo e mancanza di adeguate strutture igienico-sanitarie, costituisce sicuramente un grave problema non solo per l'Africa a causa delle inevitabili conseguenze di tale fenomeno a livello mondiale. Si verifica, infatti, uno squilibrio tra domanda e offerta di risorse disponibili, dovuto anche all'utilizzo di circa l'80% delle risorse energetiche mondiali da parte dei Paesi industrializzati.
Il sovrappopolamento comporta un forte abbassamento del tenore di vita in quanto diminuisce la produttività per addetto e la disponibilità pro capite di generi alimentari, acqua potabileservizi sanitari e cure mediche. La forte pressione antropica in atto sta portando ad un degrado ambientale che, inevitabilmente, si ripercuote sugli equilibri dell'intero sistema-Terra. L'erosione del suolo, il disboscamento, l'eccessivo sfruttamento di terre poco produttive sono una conseguenza dell'enorme bisogno di aree da coltivare per una popolazione in crescita. Questi comportamenti contribuiscono ad accelerare il processo di desertificazione e, di conseguenza, a ridurre il suolo fertile di molti Paesi in via di sviluppo. Lo squilibrio, negli ultimi decenni, si sta accentuando: la popolazione continua non solo a crescere in modo non omogeneo ma si addensa sempre più nelle aree urbane.

Secondo un Rapporto delle Nazioni Unite, la situazione attuale è la seguente: 

" Nelle regioni maggiormente sviluppate la popolazione è oggi di 1,2 miliardi di abitanti e non dovrebbe subire grandi modificazioni nei prossimi 50 anni,
mentre la popolazione dei paesi meno sviluppati dovrebbe arrivare a 7,7 miliardi nel 2050.
Sei paesi al mondo da soli costituiscono la meta’ di questo incremento annuale: l’India per il 21%, la Cina per il 12%, il Pakistan per il 5%, Bangladesh, Nigeria e Stati Uniti d’America per un 4% l’uno." Non bisogna dimenticare che questi paesi, hanno appena iniziato il loro sviluppo economico e industriale!
Come abbiamo visto, lo sfruttamento delle risorse energetiche attualmente disponibili ha già raggiunto il limite critico con gli attuali 6,5 miliardi, tuttavia nessun piano energetico sostitutivo è stato messo in evidenza, sarebbe quindi lecito chiedersi quali siano le carte nascoste delle super Potenze mondiali per fronteggiare tale situazione!

        http://www.aiig.it













SOLO QUALCHE DATO






"Nel 2010, la domanda mondiale di energia ha raggiunto 47,242 miliardi di kWh, con un incremento annuo del 6 per cento, mentre l'offerta era pari a 46.413 milioni di kWh."
Attualmente la popolazione mondiale conta oltre 6,5 miliardi di individui; Secondo l'ONU si supereranno gli otto miliardi di abitanti intorno al 2025:
Negli stati industrializzati aumenta la percentuale di popolazione anziana e il ricambio generazionale è molto lento: ciò comporta l'afflusso di numerosi immigrati proprio dalle aree caratterizzate da un aumento annuo del 3% circa per sostenere le attività produttive e l'economia di questi paesi che registrano di frequente uno squilibrio tra popolazione in grado di produrre ricchezza e popolazione pensionata. Nel 2025, secondo le previsioni dell'ONU, la Nigeria ad esempio, avrà una popolazione superiore a quella degli Stati Uniti e l'Africa supererà di tre volte l'Europa per numero di abitanti. Il sovrappopolamento, unito ad arretratezza, analfabetismo e mancanza di adeguate strutture igienico-sanitarie, costituisce sicuramente un grave problema non solo per l'Africa a causa delle inevitabili conseguenze di tale fenomeno a livello mondiale. Si verifica, infatti, uno squilibrio tra domanda e offerta di risorse disponibili, dovuto anche all'utilizzo di circa l'80% delle risorse energetiche mondiali da parte dei Paesi industrializzati.
Il sovrappopolamento comporta un forte abbassamento del tenore di vita in quanto diminuisce la produttività per addetto e la disponibilità pro capite di generi alimentari, acqua potabileservizi sanitari e cure mediche. La forte pressione antropica in atto sta portando ad un degrado ambientale che, inevitabilmente, si ripercuote sugli equilibri dell'intero sistema-Terra. L'erosione del suolo, il disboscamento, l'eccessivo sfruttamento di terre poco produttive sono una conseguenza dell'enorme bisogno di aree da coltivare per una popolazione in crescita. Questi comportamenti contribuiscono ad accelerare il processo di desertificazione e, di conseguenza, a ridurre il suolo fertile di molti Paesi in via di sviluppo. Lo squilibrio, negli ultimi decenni, si sta accentuando: la popolazione continua non solo a crescere in modo non omogeneo ma si addensa sempre più nelle aree urbane.

Secondo un Rapporto delle Nazioni Unite, la situazione attuale è la seguente: 

" Nelle regioni maggiormente sviluppate la popolazione è oggi di 1,2 miliardi di abitanti e non dovrebbe subire grandi modificazioni nei prossimi 50 anni,
mentre la popolazione dei paesi meno sviluppati dovrebbe arrivare a 7,7 miliardi nel 2050.
Sei paesi al mondo da soli costituiscono la meta’ di questo incremento annuale: l’India per il 21%, la Cina per il 12%, il Pakistan per il 5%, Bangladesh, Nigeria e Stati Uniti d’America per un 4% l’uno." Non bisogna dimenticare che questi paesi, hanno appena iniziato il loro sviluppo economico e industriale!
Come abbiamo visto, lo sfruttamento delle risorse energetiche attualmente disponibili ha già raggiunto il limite critico con gli attuali 6,5 miliardi, tuttavia nessun piano energetico sostitutivo è stato messo in evidenza, sarebbe quindi lecito chiedersi quali siano le carte nascoste delle super Potenze mondiali per fronteggiare tale situazione!

        http://www.aiig.it













mercoledì 2 febbraio 2011

Macchina a Motore Magnetico ENERGIA INFINITA MOTO PERPETUO!!

S Se un "semplice" Ingegnere meccanico è in grado di realizzare un'auto a motore magnetico (Funzionante) per quale motivo le case automobilistiche continuano a rifilarci quelle a combustione? La risposta è abbastanza ovvia, ma il problema che voglio affrontare è proprio su ciò che sta cambiando.Molte case automobilistiche nel nome dell'energia pulita e mostrando il miraggio del risparmio economico, stanno avviando la nuova truffa che sostituirà quella petrolifera: Vediamo come.
Le multinazionali petrolifere, stanno acquistando azioni e società che producono energia elettrica, a quale scopo? Quello di acquisire parte del nuovo mercato che verrà sviluppato in questo nuovo decennio. Quale?
Quello delle auto elettriche. Ecco cosa leggiamo dal nuovo sito commerciale di Renault ( http://www.renault-ze.com/it-it/mobilita-elettrica-774.html
Partner 1

ALLEANZA RENAULT-NISSAN 

Veicoli elettrici, le ambizioni dell’Alleanza Renault-Nissan: una soluzione di rottura per la tutela dell’ambiente e l’avvento di una nuova era dell’auto.Partnership innovative in tutto il mondo per la diffusione su larga scala dei veicoli elettrici. 28 partnership siglate in 16 Paesi.Una filosofia commerciale totalmente inedita: si acquista l’auto ma si affitta la batteria. Questo permetterà di sostituire rapidamente le batterie scariche in tutte le stazioni Quickdrop.Veicoli elettrici di Renault: la mobilità sostenibile per tutti.Partnership create in tutto il mondo con governi, amministrazioni locali e aziende energetiche per la diffusione su larga scala dei veicoli elettrici di Renault.

Ma non solo, anche altri costruttori partecipano all'iniziativa, ecco cosa propone la Smart: http://www.e-mobilityitaly.it/punti-di-ricarica/ Le case automobilistiche sono diverse, ma dato che lo scopo non è quello di fare pubblicità, passo subito ad analizzare le nuova truffa economica.
Se siete entrati nei siti presentati avrete notato che l'autonomia di queste auto è decisamente inferiore a quella dei motori a combustione e nella migliore delle ipotesi con una batteria si percorrono circa 160km (In pianura) ciò significa che in un futuro prossimo, vedremo spuntare colonnine di ricarica in ogni angolo delle città, ma il problema non sarebbe neppure questo. Per catturar la nostra attenzione le loro pubblicità si basano sul "risparmio economico" e un'ambiente pulito, ma qual'è la realtà?
Per cominciare, il costo di un veicolo elettrico è equivalente a quello di un diesel di pari cilindrata; ciò significa 2/3000€ in più rispetto ad un veicolo a motore termico poi, occorre noleggiare la batteria che non è compresa nel prezzo e che, secondo le prime stime dovrebbe essere di 70/80€ al mese escluso le ricariche! Costo che nessuno indica esplicitamente, tuttavia, nelle pubblicità viene suggerito che: (fonte sito Renault) < i costi di esercizio, incluse ricarica e manutenzione, equivalgono a quelli di una berlina con motore termico.>
Allora la domanda che sorge è: Qual'è il vantaggio del motore elettrico? E qui i costruttori, ci presentano un mondo tutto verde pieno di rose e fiori, ma la realtà?
Attualmente le centrali elettriche funzionano a combustibili fossili, quindi inquinanti. Il fabbisogno attuale di energia elettrica è destinata agli usi domestici, ma se a questi aggiungiamo milioni di veicoli, quante altre centrali inquinanti dovremo costruire? Per qualcuno, la soluzione ideale sarebbero le centrali Nucleari, le quali però, producono scorie radioattive che, non sono altrettanto inquinanti che il petrolio?
Pensandoci mi viene in mente il gioco dei tre bicchieri che nascondono la pallina!
Insomma, per l'ennesima volta questi "Signori" si preparano a venderci "fischi per fiaschi" parlandoci di risparmio, di ecologia e benessere, mentre l'obbiettivo finale, è quello di lasciare le cose come stanno, cambiando solo il modo di recuperare quei benefici che perderanno da un petrolio che comincia a scarseggiare! E tutto questo, mentre gente comune, è in grado di produrre motori magnetici che consentono le stesse prestazioni, ma a costo Zero, dato che la normalissima batteria da 12V che lo alimenta, si ricarica con un normale generatore a cinghia! Ma non è finita!! perchè c'è anche chi già produce motori ad ARIA compressa : http://www.youtube.com/watch?v=D704t6sxisE
Saranno sicuramente tanti quelli attratti dal luccichio delle luci a LED e dalla tecnologia che offriranno le auto elettriche e saranno pure convinti di aiutare l'ecologia, ma la realtà, è che continueranno a girare per le strade respirando la stessa aria inquinata e con la solita anella al naso; quella messa loro, delle grandi multinazionali .






martedì 18 gennaio 2011

IL RAGGIO DELLA MORTE è UNA REALTA' TUTTA ITALIANA (1parte)

Marconi ideò un raggio che fermava i mezzi a motore. Mussolini lo voleva, il Vaticano lo bloccò. Da quelle ricerche altri scienziati crearono l’alternativa a petrolio e nucleare. Nel 1999 l’invenzione stava per essere messa sul mercato, ma poi tutto fu insabbiato.

di Rino Di Stefano, da rinodistefano.com
(Il Giornale, Martedì 6 Luglio 2010)
L’energia pulita tanto auspicata dal presidente Obama dopo il disastro ambientale del Golfo del Messico forse esiste già da un pezzo, ma qualcuno la tiene nascosta per inconfessabili interessi economici. Ma non solo. Negli anni Settanta, infatti, un gruppo di scienziati italiani ne avrebbe scoperto il segreto, ma questa nuova e stupefacente tecnologia, che di fatto cambierebbe l’economia mondiale archiviando per sempre i rischi del petrolio e del nucleare, sarebbe stata volutamente occultata nella cassaforte di una misteriosa fondazione religiosa con sede nel Liechtenstein, dove si troverebbe tuttora. Sembra davvero la trama di un giallo internazionale l’incredibile storia che si nasconde dietro quella che, senza alcun dubbio, si potrebbe definire la scoperta epocale per eccellenza, e cioè la produzione di energia pulita senza alcuna emissione di radiazioni dannose. In altre parole, la realizzazione di un macchinario in grado di dissolvere la materia, intendendo con questa definizione qualunque tipo di sostanza fisica, producendo solo ed esclusivamente calore.

UNA SCOPERTA PER CASO

Mussolini disse al giornalista Ivanoe Fossati che Marconi aveva inventato un apparecchio che emetteva un raggio in grado di bloccare qualunque motore dotato di impianto elettrico. Mussolini voleva quel raggio per usarlo in guerraCome ogni giallo che si rispetti, l’intricata vicenda che si nasconde dietro la genesi di questa scoperta è stata svelata quasi per caso. Lo ha fatto un imprenditore genovese che una decina d’anni fa si è trovato ad avere rapporti di affari con la fondazione che nasconde e gestisce il segreto di quello che, per semplicità, chiameremo “il raggio della morte”. E sì, perché la storia che stiamo per svelare nasce proprio da quello che, durante il fascismo, fu il mito per eccellenza: l’arma segreta che avrebbe rivoluzionato il corso della seconda guerra mondiale. Sembrava soltanto una fantasia, ma non lo era. In quegli anni si diceva che persino Guglielmo Marconi stesse lavorando alla realizzazione del “raggio della morte”. La cosa era solo parzialmente vera. Secondo quanto Mussolini disse al giornalista Ivanoe Fossati durante una delle sue ultime interviste, Marconi inventò un apparecchio che emetteva un raggio elettromagnetico in grado di bloccare qualunque motore dotato di impianto elettrico. Tale raggio, inoltre, mandava in corto circuito l’impianto stesso, provocandone l’incendio. Lo scienziato dette una dimostrazione, alla presenza del duce del fascismo, ad Acilia, sulla strada di Ostia, quando bloccò auto e camion che transitavano sulla strada. A Orbetello, invece, riuscì a incendiare due aerei che si trovavano ad oltre due chilometri di distanza. Tuttavia, dice sempre Mussolini, Marconi si fece prendere dagli scrupoli religiosi. Non voleva essere ricordato dai posteri come colui che aveva provocato la morte di migliaia di persone, bensì solo come l’inventore della radio. Per cui si confidò con papa Pio XI, il quale gli consigliò di distruggere il progetto della sua invenzione. Cosa che Marconi si affretto a fare, mandando in bestia Mussolini e gerarchi. Poi, forse per il troppo stress che aveva accumulato in quella disputa, nel 1937 improvvisamente venne colpito da un infarto e morì a soli 63 anni.
La fine degli anni Trenta fu comunque molto prolifica da un punto di vista scientifico. Per qualche imperscrutabile gioco del destino, pare che la fantasia e la creatività degli italiani non fu soltanto all’origine della prima bomba nucleare realizzata negli Stati Uniti da Enrico Fermi e da i suoi colleghi di via Panisperna; altri scienziati, continuando gli studi sulla scissione dell’atomo, trovarono infatti il modo di “produrre ed emettere sino a notevoli distanze anti-atomi di qualsiasi elemento esistente sul nostro pianeta che, diretti contro una massa costituita da atomi della stessa natura ma di segno opposto, la disgregano ionizzandola senza provocare alcuna reazione nucleare, ma producendo egualmente una enorme quantità di energia pulita”.
Tanto per fare un esempio concreto, ionizzando un grammo di ferro si sviluppa un calore pari a 24 milioni di KWh, cioè oltre 20 miliardi di calorie, capaci di evaporare 40 milioni di litri d’acqua. Per ottenere un uguale numero di calorie, occorrerebbe bruciare 15mila barili di petrolio. Sembra quasi di leggere un racconto di fantascienza, ma è soltanto la pura e semplice realtà. Almeno quella che i documenti in possesso dell’imprenditore genovese Enrico M. Remondini dimostrano.

LA TESTIMONIANZA

Lo scienziato bolognese creò il «raggio della morte», ma decise di non continuare gli studi dopo un colloquio con Papa Pio XI. Non voleva essere ricordato per aver causato morte e distruzione. Si fermò ma il suo lavoro fu portato avanti da altri“Tutto è cominciato – racconta Remondini – dal contatto che nel 1999 ho avuto con il dottor Renato Leonardi, direttore della Fondazione Internazionale Pace e Crescita, con sede a Vaduz, capitale del Liechtenstein. Il mio compito era quello di stipulare contratti per lo smaltimento di rifiuti solidi tramite le Centrali Termoeletriche Polivalenti della Fondazione Internazionale Pace e Crescita. Non mi hanno detto dove queste centrali si trovassero, ma so per certo che esistono. Altrimenti non avrebbero fatto un contratto con me.  In quel periodo, lavoravo con il mio collega, dottor Claudio Barbarisi. Per ogni contratto stipulato, la nostra percentuale sarebbe stata del 2 per cento. Tuttavia, per una clausola imposta dalla Fondazione stessa, il 10 per cento di questa commissione doveva essere destinata a favore di aiuti umanitari. Considerando che lo smaltimento di questi rifiuti avveniva in un modo pressoché perfetto, cioè con la ionizzazione della materia senza produzione di alcuna scoria, sembrava davvero il modo ottimale per ottenere il risultato voluto. Tuttavia, improvvisamente, e senza comunicarci il perché, la Fondazione ci fece sapere che le loro centrali non sarebbero più state operative. E fu inutile chiedere spiegazioni. Pur avendo un contratto firmato in tasca, non ci fu nulla da fare. Semplicemente chiusero i contatti”.
Pio XI che, secondo il racconto di Mussolini, avrebbe convinto Marconi a distruggere la sua invenzioneRemondini ancora oggi non conosce la ragione dell’improvviso voltafaccia. Ha provato a telefonare al direttore Leonardi, che tra l’altro vive a Lugano, ma non ha mai avuto una spiegazione per quello strano comportamento. Inutili anche le ricerche per vie traverse: l’unica cosa che è riuscito a sapere è che la Fondazione è stata messa in liquidazione. Per cui è ipotizzabile che i suoi segreti adesso siano stati trasferiti ad un’altra società di cui, ovviamente, si ignora persino il nome. Ciò significa che da qualche parte sulla terra oggi c’è qualcuno che nasconde il segreto più ambito del mondo: la produzione di energia pulita ad un costo prossimo allo zero.
Nonostante questo imprevisto risvolto, in mano a Remondini sono rimasti diversi documenti strettamente riservati della Fondazione Internazionale Pace e Crescita, per cui alla fine l’imprenditore si è deciso a rendere pubblico ciò che sa su questa misteriosa istituzione. Per capire i retroscena di questa tanto mirabolante quanto scientificamente sconosciuta scoperta, occorre fare un salto indietro nel tempo e cercare di ricostruire, passo dopo passo, la cronologia dell’invenzione. Ad aiutarci è la relazione tecnico-scientifica che il 25 ottobre 1997 la Fondazione Internazionale Pace e Crescita ha fatto avere soltanto agli addetti ai lavori. Ogni foglio, infatti, è chiaramente marcato con la scritta “Riproduzione Vietata”. Ma l’enormità di quanto viene rivelato in quello scritto giustifica ampiamente il non rispetto della riservatezza richiesta.
Il “raggio della morte”, infatti, pur essendo stato concepito teoricamente negli anni Trenta, avrebbe trovato la sua base scientifica soltanto tra il 1958 e il 1960. Il condizionale è d’obbligo in quanto riportiamo delle notizie scritte, ma non confermate dalla scienza ufficiale. Non sappiamo da chi era composto il gruppo di scienziati che diede vita all’esperimento: i nomi non sono elencati. Sappiamo invece che vi furono diversi tentativi di realizzare una macchina che corrispondesse al modello teorico progettato, ma soltanto nel 1973 si arrivò ad avere una strumentazione in grado di “produrre campi magnetici, gravitazionali ed elettrici interagenti, in modo da colpire qualsiasi materia, ionizzandola a distanza ed in quantità predeterminate”.

IL VIA DAL GOVERNO ANDREOTTI

Durante un suo governo, all'inizio degli anni '70, fu stato dato il via libera alla sperimentazione del «raggio». Gli studi furono affidati a Ezio Clementel, il quale scoprì che l'apparecchio sprigionava una quantità enorme di energiaFu a quel punto che il governo italiano cominciò ad interessarsi ufficialmente a quegli esperimenti. E infatti l’allora governo Andreotti, prima di passare la mano a Mariano Rumor nel luglio del ’73, incaricò il professor Ezio Clementel, allora presidente del Comitato per l’energia nucleare (CNEN),  di analizzare gli effetti e la natura di quei campi magnetici a fascio. Clementel, trentino originario di Fai e titolare della cattedra di Fisica nucleare alla facoltà di Scienze dell’Università di Bologna, a quel tempo aveva 55 anni ed era uno dei più noti scienziati del panorama nazionale e internazionale. La sua responsabilità, in quella circostanza, era grande. Doveva infatti verificare se quel diabolico raggio avesse realmente la capacità di distruggere la materia ionizzandola in un’esplosione di calore. Anche perché non ci voleva molto a capire che, qualora l’esperimento fosse riuscito, si poteva fare a meno dell’energia nucleare e inaugurare una nuova stagione energetica non soltanto per l’Italia, ma per il mondo intero. Tanto per fare un esempio, questa tecnologia avrebbe permesso la realizzazione di nuovi e potentissimi motori a razzo che avrebbero letteralmente rivoluzionato la corsa allo spazio, permettendo la costruzione di gigantesche astronavi interplanetarie.
Il professor Clementel ordinò quindi quattro prove di particolare complessità. La prima consisteva nel porre una lastra di plexiglas a 20 metri dall’uscita del fascio di raggi, collocare una lastra di acciaio inox a mezzo metro dietro la lastra di plexiglass e chiedere di perforare la lastra d’acciaio senza danneggiare quella di plexiglass. La seconda prova consisteva nel ripetere il primo esperimento, chiedendo però di perforare la lastra di plexiglass senza alterare la lastra d’acciaio. Il terzo esame era ancora più difficile: bisognava porre una serie di lastre d’acciaio a 10, 20 e 40 metri dall’uscita del fascio di raggi, chiedendo di bucare le lastre a partire dall’ultima, cioè quella posta a 40 metri. Nella quarta e ultima prova si doveva sistemare una pesante lastra di alluminio a 50 metri dall’uscita del fascio di raggi, chiedendo che venisse tagliata parallelamente al lato maggiore.
Ebbene, tutte e quattro le prove ebbero esito positivo e il professor Clementel, considerando che la durata dell’impulso dei raggi era minore di 0,1 secondi, valutò la potenza, ipotizzando la vaporizzazione del metallo, a 40.000 KW e la densità di potenza pari a 4.000 KW per centimetro quadrato. In realtà, venne spiegato a sperimentazione compiuta, l’impulso dei raggi aveva avuto la durata di un nano secondo e poteva ionizzare a distanza “forma e quantità predeterminate di qualsiasi materia”.
Tra l’altro all’esperimento aveva assistito anche il professor Piero Pasolini, illustre fisico e amico di un’altra celebrità scientifica qual è il professor Antonino Zichichi. In una sua relazione, Pasolini parlò di “campi magnetici, gravitazionali ed elettrici interagenti che sviluppano atomi di antimateria proiettati e focalizzati in zone di spazio ben determinate anche al di là di schemi di materiali vari, che essendo fuori fuoco si manifestano perfettamente trasparenti e del tutto indenni”.
In pratica, ma qui entriamo in una spiegazione scientifica un po’ più complessa, gli scienziati italiani che avevano realizzato quel macchinario, sarebbero riusciti ad applicare la teoria di Einstein sul campo unificato, e cioè identificare la matrice profonda ed unica di tutti i campi di interazione, da quello forte (nucleare) a quello gravitazionale. Altri fisici in tutto il mondo ci avevano provato, ma senza alcun risultato. Gli italiani, a quanto pare, c’erano riusciti.

L’INSABBIAMENTO

In un Paese normale (ma tutti sappiamo che il nostro non lo è) una simile scoperta sarebbe stata subito messa a frutto. Non ci vuole molta fantasia per capire le implicazioni industriali ed economiche che avrebbe portato. Anche perché, quella che a prima vista poteva sembrare un’arma di incredibile potenza, nell’uso civile poteva trasformarsi nel motore termico di una centrale che, a costi bassissimi, poteva produrre infinite quantità di energia elettrica.
Perché, dunque, questa scoperta non è stata rivelata e utilizzata? La ragione non viene spiegata. Tutto quello che sappiamo è che i governi dell’epoca imposero il segreto sulla sperimentazione e che nessuno, almeno ufficialmente, ne venne a conoscenza. Del resto nel 1979 il professor Clementel morì prematuramente e si portò nella tomba il segreto dei suoi esperimenti. Ma anche dietro Clementel si nasconde una vicenda piuttosto strana e misteriosa. Pare, infatti, che le sue idee non piacessero ai governanti dell’epoca. Non si sa esattamente quale fosse la materia del contendere, ma alla luce della straordinaria scoperta che aveva verificato, è facile immaginarlo. Forse lo scienziato voleva rendere pubblica la notizia, mentre i politici non ne volevano sapere. Chissà? Ebbene, qualcuno trovò il sistema per togliersi di torno quello scomodo presidente del CNEN. Infatti venne accertato che la firma di Clementel appariva su registri di esame all’Università di Trento, della quale all’epoca era il rettore, in una data in cui egli era in missione altrove. Sembrava quasi un errore, una svista. Ma gli costò il carcere, la carriera e infine la salute. Lo scienziato capì l’antifona, e non disse mai più nulla su quel “raggio della morte” che gli era costato così tanto caro. A Clementel è dedicato il Centro Ricerche Energia dell’ENEA a Bologna.
C’è comunque da dire che già negli anni Ottanta qualcosa venne fuori riguardo un ipotetico “raggio della morte”. Il primo a parlarne fu il giudice Carlo Palermo che dedicò centinaia di pagine al misterioso congegno, affermando che fu alla base di un intricato traffico d’armi. La storia coinvolse un ex colonnello del Sifar e del Sid, Massimo Pugliese, ma anche esponenti del governo americano (allora presieduto da Gerald Ford), i parlamentari Flaminio Piccoli (Dc) e Loris Fortuna (Psi), nonché una misteriosa società con sede proprio nel Liechtenstein, la Traspraesa. La vicenda durò dal 1973 al 1979, quando improvvisamente calò una cortina di silenzio su tutto quanto.
Il professore di Fisica testò l'apparecchio constatando la sua prestigiosa capacità di produrre energia. Non divulgò mai la notizia anche perché dopo i suoi esperimenti fu vittima di una ritorsione. E per molti questo non è un casoErano comunque anni difficili. L’Italia navigava nel caos. Gli attentati delle Brigate Rosse erano all’ordine del giorno, la società civile soffocava nel marasma, i servizi segreti di mezzo mondo operavano sul nostro territorio nazionale come se fosse una loro riserva di caccia. Il 16 marzo 1978 i brigatisti arrivarono al punto di rapire il Presidente del Consiglio Nazionale della Dc, Aldo Moro, uccidendo i cinque poliziotti della scorta in un indimenticabile attentato in via Fani, a Roma. E tutti ci ricordiamo come andò a finire. Tre anni dopo, il 13 maggio 1981, il terrorista turco Mehmet Alì Agca in piazza San Pietro ferì a colpi di pistola Giovanni Paolo II.
E’ in questo contesto, che il “raggio della morte” scomparve dalla scena. Del resto, ammesso che la scoperta avesse avuto una consistenza reale, chi sarebbe stato in grado di gestire e controllare gli effetti di una rivoluzione industriale e finanziaria che di fatto avrebbe cambiato il mondo? Non ci vuole molto, infatti, ad immaginare quanti interessi quell’invenzione avrebbe danneggiato se soltanto fosse stata resa pubblica. In pratica, tutte le multinazionali operanti nel campo del petrolio e dell’energia nucleare avrebbero dovuto chiudere i battenti o trasformare da un giorno all’altro la loro produzione. Sarebbe veramente impossibile ipotizzare una cifra per quantificare il disastro economico che la nuova scoperta italiana avrebbe portato.
Ma queste sono solo ipotesi. Ciò che invece risulta riguarda la decisione presa dagli autori della scoperta. Infatti, dopo anni di traversie e inutili tentativi per far riconoscere ufficialmente la loro invenzione, probabilmente temendo per la loro vita e per il futuro della loro strumentazione, questi scienziati consegnarono il frutto del loro lavoro alla Fondazione Internazionale Pace e Crescita, che l’11 aprile 1996 venne costituita apposta, verosimilmente con il diretto appoggio logistico-finanziario del Vaticano, a Vaduz, ben al di fuori dei confini italiani. In quel momento il capitale sociale era di appena 30mila franchi svizzeri (circa 20mila Euro). “Sembra anche a noi – si legge nella relazione introduttiva alle attività della Fondazione – che sia meglio costruire anziché distruggere, non importa quanto possa essere difficile, anche se per farlo occorrono molto più coraggio e pazienza, assai più fantasia e sacrificio”.
A prescindere dal fatto che non si trova traccia ufficiale di questa fantomatica Fondazione, se non la notizia (in tedesco) che il primo luglio del 2002 è stata messa in liquidazione, parrebbe che a suo tempo l’organizzazione fosse stata costituita in primo luogo per evitare che un’invenzione di quella portata fosse utilizzata solo per fini militari. Del resto anche i missili balistici (con quello che costano) diventerebbero ben poca cosa se gli eserciti potessero disporre di un macchinario che, per distruggere un obiettivo strategico, necessiterebbe soltanto di un sistema di puntamento d’arma.
Secondo voci non confermate, la decisione degli scienziati italiani sarebbe maturata dopo una serie di minacce che avevano ricevuto negli ambienti della capitale. Ad un certo punto si parla pure di un attentato con una bomba, sempre a Roma. Si dice che, per evitare ulteriori brutte sorprese, quegli scienziati si appellarono direttamente a Papa Giovanni Paolo II e la macchina che produce il “raggio della morte” venisse nascosta per qualche tempo in Vaticano. Da qui la decisione di istituire la fondazione e di far emigrare tutti i protagonisti della vicenda nel più tranquillo Liechtenstein. In queste circostanze, forse non fu un caso che proprio il 30 marzo 1979 il Papa ricevette in Vaticano il Consiglio di Presidenza della Società Europea di Fisica, riconoscendo, per la prima volta nella storia della Chiesa, in Galileo Galilei (1564-1642) lo scopritore della Logica del Creato. Comunque sia, da quel momento in poi, la parola d’ordine è stata mantenere il silenzio assoluto.

LE MACCHINE DEL FUTURO

Qualcosa, però, nel tempo è cambiata. Lo prova il fatto che la Fondazione Internazionale Pace e Crescita non si sarebbe limitata a proteggere gli scienziati cristiani in fuga, ma nel periodo tra il 1996 e il 1999 avrebbe proceduto a realizzare per conto suo diverse complesse apparecchiature che sfruttano il principio del “raggio della morte”. Secondo la loro documentazione, infatti, è stata prodotta una serie di macchinari della linea Zavbo pronti ad essere adibiti per più scopi. L’elenco comprende le SRSU/TEP (smaltimento dei rifiuti solidi urbani), SRLO/TEP (smaltimento dei rifiuti liquidi organici), SRTP/TEP (smaltimento dei rifiuti tossici), SRRZ/TEP (smaltimento delle scorie radioattive), RCC (compattazione rocce instabili), RCZ (distruzione rocce pericolose), RCG (scavo gallerie nella roccia), CLS (attuazione leghe speciali), CEN (produzione energia pulita).
A quest’ultimo riguardo, nella documentazione fornita da Remondini si trovano anche i piani per costruire centrali termoelettriche per produrre energia elettrica a bassissimo costo, smaltendo rifiuti. C’è tutto, dalle dimensioni all’ampiezza del terreno necessario, come si costruisce la torre di ionizzazione e quante persone devono lavorare (53 unità) nella struttura. Un’ìntera centrale si può fare in 18 mesi e potrà smaltire fino a 500 metri cubi di rifiuti al giorno, producendo energia elettrica con due turbine Ansaldo . C’è anche un quadro economico (in milioni di dollari americani) per calcolare i costi di costruzione. Nel 1999 si prevedeva che una centrale di questo tipo sarebbe costata 100milioni di dollari. Una peculiarità di queste centrali è che il loro aspetto è assolutamente fuorviante. Infatti, sempre guardando i loro progetti, si nota che all’esterno appaiono soltanto come un paio di basse palazzine per uffici, circondate da un ampio giardino con alberi e fiori. La torre di ionizzazione, dove avviene il processo termico, è infatti completamente interrata per una profondità di 15 metri. In pratica, un pozzo di spesso cemento armato completamente occultato alla vista. In altre parole, queste centrali potrebbero essere ovunque e nessuno ne saprebbe niente.
Da notare che, secondo le ricerche compiute dalla International Company Profile di Londra, una società del Wilmington Group Pic, leader nel mondo per le informazioni sul credito e quotata alla Borsa di Londra, la Fondazione Internazionale Pace e Crescita, fin dal giorno della sua registrazione a Vaduz, non ha mai compiuto alcun tipo di operazione finanziaria nel Liechtenstein, né si conosce alcun dettaglio del suo stato patrimoniale o finanziario, in quanto la legge di quel Paese non prevede che le Fondazioni presentino pubblicamente i propri bilanci o i nomi dei propri fondatori. Si conosce l’indirizzo della sede legale, ma si ignora quale sia stato quello della sede operativa e il tipo di attività che la Fondazione ha svolto al di fuori dei confini del Liechtenstein. Ovviamente mistero assoluto su quanto sia accaduto dopo il primo luglio del 2002 quando, per chissà quali ragioni, ma tutto lascia supporre che la sicurezza non sia stata estranea alla decisione, la Fondazione ufficialmente ha chiuso i battenti.
Ancora più strabiliante è l’elenco dei clienti, o presunti tali, fornito a Remondini. In tutto 24 nomi tra i quali spiccano i maggiori gruppi siderurgici europei, le amministrazioni di due Regioni italiane e persino due governi: uno europeo e uno africano. Da notare che, in una lettera inviata dalla Fondazione a Remondini, si parla di proseguire con i contatti all’estero, ma non sul territorio nazionale “a causa delle problematiche in Italia”. Ma di quali “problematiche” si parla? E, soprattutto, com’è che una scoperta di questo tipo viene utilizzata quasi sottobanco per realizzare cose egregie (pensiamo soltanto alla produzione di energia elettrica e allo smaltimento di scorie radioattive), mentre ufficialmente non se ne sa niente di niente?
Interpellato sul futuro della scoperta da Remondini, il professor Nereo Bolognani, eminenza grigia della Fondazione Internazionale Pace e Crescita, ha detto che “verrà resa nota quando Dio vorrà”. Sarà pure, ma di solito non è poi così facile conoscere in anticipo le decisioni del Padreterno. Neppure con la santa e illustre mediazione del Vaticano.
Quale giornalista professionista che si è occupato di questa incredibile storia, mi sento in dovere di pubblicare alcuni documenti che possano provare al lettore l’attendibilità delle notizie che ho esposto. Si tratta della relazione tecnica di cui sono venuto in possesso. Una relazione, sia ben chiaro, che non dimostra affatto la realtà di quanto la Fondazione Internazionale Pace e Crescita asserisce nella sua documentazione, ma soltanto l’esistenza dei contenuti citati nell’articolo. E’ chiaro, infatti, che la reale consistenza dei fatti dovrebbe essere verificata dai fisici e certamente non da un giornalista la cui responsabilità resta quella di informare nel modo più serio e professionale possibile.
RELAZIONE TECNICO-SCIENTIFICA DELLA FONDAZIONE INTERNAZIONALE PACE E CRESCITA [PDF, 4,62 MB]
RELAZIONE ILLUSTRATIVA DELLA FONDAZIONE INTERNAZIONALE PACE E CRESCITA[PDF, 13,5 MB]
IL CONTRATTO DI E. M. REMONDINI [PDF, 1,24 MB]
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INTERVISTA AL TESTIMONE

«Dissero che il segreto non doveva finire nelle mani dei militari»

Enrico Remondini non è un uomo di molte parole. La sua esperienza con la Fondazione Internazionale Pace e Crescita, a undici anni di distanza, è ormai un ricordo tra i risvolti della memoria. Alcuni mesi di lavoro, vissuti anche con un certo entusiasmo, poi i contatti si sono chiusi lasciandogli, oltre ad una certa perplessità per il modo in cui sono stati interrotti, anche un velo di amarezza. Aveva condiviso, ammette, i fini umanitari della Fondazione; per cui non comprendeva, e non comprende ancora oggi, il motivo per cui l’operazione non sia stata portata a termine. Soprattutto, però, gli è rimasta dentro una fortissima curiosità: quanto c’era di vero in quello che gli avevano detto?
Signor Remondini, come e quando è entrato in contatto con la Fondazione Internazionale Pace e Crescita?
“Fu nei primi mesi ndel 1999, mi pare, e in modo del tutto fortuito. Mi trovavo a Lugano per lavoro e un amico me ne parlò. Non era una notizia di dominio pubblico, per cui ero incuriosito. In seguito il mio amico mi fece incontrare il direttore della Fondazione, il dottor Renato Leonardi, e a lui chiesi se potevo collaborare con loro”.
Non furono dunque loro a cercarla…
“No, fui io che ne feci richiesta. In un primo tempo pensavo di poter lavorare nelle pubbliche relazioni, ma ben presto mi resi conto che a loro non interessava quel settore. Leonardi, invece, mi chiese di fare alcune traduzioni e, a questo riguardo, mi diede diversi documenti. Gli stessi che adesso, non esistendo più la Fondazione, ho deciso di rendere pubblici”.
La sua collaborazione si fermò alle traduzioni?
“No, successivamente decisi di instaurare un rapporto più imprenditoriale. Per cui venni presentato al professor Nereo Bolognani, presidente della Fondazione. Ci incontravamo a Milano, nella hall di un albergo vicino alla stazione centrale. Fu lui a spiegarmi che le centrali polivalenti della Fondazione erano in grado di smaltire in modo ottimale un certo tipo di scorie. Soprattutto di tipo metallico. Per cui, insieme ad un mio amico, mi feci dare un mandato dalla Fondazione stessa per procurare questo tipo di scorie. Fu un periodo molto breve, perché riuscimmo a prendere contatti con uno solo dei nominativi che ci erano stati forniti. Si trattava di una grossa acciaieria italiana che aveva problemi per lo smaltimento delle scorie metalliche. Noi ci facemmo consegnare un campione e lo passammo a Bolognani perché lo facesse esaminare e ci dicesse se l’affare poteva essere avviato. Ma accadde qualcosa prima di avere l’esito di quelle analisi…”.
E cioè?
“La moglie di Bolognani morì di un brutto male e per qualche tempo non riuscimmo a metterci in contatto con lui. Pensavamo che, dopo un certo periodo, si sarebbe ripreso e avremmo continuato la normale attività lavorativa. Ma le cose non andarono così. E’ probabile, direi quasi certo, che contemporaneamente a quel lutto avvenne anche qualche altro cambiamento interno alla Fondazione. Comunque sia, nonostante avessimo un mandato firmato in tasca, non riuscimmo più a metterci in contatto con loro. Tutto quello che so è che Bolognani, dopo la morte della moglie, si era trasferito da Roma, dove abitava. Ma ignoro dove. Provai anche a chiamare Leonardi, a Lugano, ma fu inutile. Una volta riuscii anche a parlargli, ma era molto evasivo e non volle dirmi nulla. In seguito venni a sapere che la Fondazione era stata messa in liquidazione”.
Eppure lei aveva lavorato per loro, avrà avuto anche delle spese. Gliele hanno mai rimborsate?
“No, e non gliele ho mai chieste. Ripeto, abbiamo preso solo un contatto, per cui si trattava di poca cosa. Non mi è sembrato che ne valesse la pena. Tra l’altro, avevo sempre avuto un buon rapporto con loro e non volevo rovinarlo per così poco”.
Tuttavia nei suoi confronti non hanno mostrato molta chiarezza. Ha mai provato a farsi dire qualcosa in più circa la loro attività? Dopotutto, visto che contattavano industrie ed enti pubblici, non si può dire che il loro segreto non fosse divulgato…
“Sì, una volta ho avuto una conversazione di questo tipo con Bolognani. Devo dire che era una persona molto corretta e molto religiosa. Mi spiegò che lo scopo della Fondazione era quello di evitare che una scoperta scientifica come quella che loro gestivano finisse nelle mani dei militari, diventando causa di morte. Poi aggiunse che un giorno, quando Dio vorrà, questo segreto verrà reso pubblico”.
E le basta?
“No, però capisco il fine. E per molti versi lo condivido”.
R.D.S.
AI LETTORI
Confucio, celebre filosofo cinese, diceva che prima di scrivere bisogna sedersi, raccogliere le idee, rifletterci sopra e quindi pensare a come esporre il proprio pensiero. Poi, finalmente, si può cominciare a mettere nero su bianco quanto intendiamo comunicare per iscritto. Ciò vale tanto per i professionisti della penna, come il sottoscritto, quanto per chiunque altro. Ma molti, purtroppo, non seguono i saggi consigli di Confucio. Anzi, si mettono di fronte ad un foglio di carta (o a un video) e tirano giù qualunque cosa passi loro per la testa. Ne sono un buon esempio certi lettori del “Giornale” che in questi giorni, dopo aver letto il mio articolo sull’energia, hanno preso d’assalto il sito Internet del quotidiano, gridando allo scandalo per quello che avevano letto. Visto che quanto avevo scritto non corrispondeva a quanto loro sapevano, semplicemente non poteva essere vero. Ovviamente non tutti sono stati così avventati, molti altri si sono incuriositi e hanno chiesto chiarimenti. Ma è ai primi che adesso voglio rivolgermi. Le accuse più frequenti sono state “scemenze, cazzate, non si possono scrivere cose di questo tipo, sono tutti si dice”, eccetera. Nessuno di questi signori si è domandato, invece, perché un autorevole quotidiano nazionale come “Il Giornale” abbia pubblicato un articolo di questo tipo. La verità è che tutto quanto è stato detto nell’articolo in questione, viene da un’ampia documentazione originale della “misteriosa” Fondazione Internazionale Pace e Crescita di Vaduz, nel Liechtenstein. Per la precisione da 30 documenti autentici (relazioni tecnico-scientifiche, piani industriali, relazioni illustrative, planimetrie), per un totale di 86 pagine. Nessun “si dice” o presunte illazioni, ma soltanto la fedele trascrizione di quanto è scritto in quei documenti. Ciò, però, non significa che io, come giornalista, o “Il Giornale” stesso, abbiamo sposato e avallato quelle notizie. Riportare dei fatti non vuol dire affatto assumersene la paternità. Siamo cronisti e, in quanto tali, portiamo a conoscenza dei lettori le notizie che riteniamo più interessanti e curiose. Ma ci limitiamo a riportarle, non certo a inventarcele e farle nostre. E il caso della Fondazione, come chiunque può notare, è davvero strano e insolito. Tanto più che la Fondazione non è il parto di una fantasia malata, bensì pura realtà.
Mi devo invece scusare per un paio di refusi contenuti nel pezzo. E mi riferisco a Pio XII invece di Pio XI e alle tre parole che sono saltate vicino al nome di Moro: la frase giusta era “il Presidente del Consiglio Nazionale della Dc, Aldo Moro”. Per il resto, tutto era come doveva essere.
Ovviamente, dopo aver pubblicato questo pezzo, era doveroso sentire l’altra campana, quella della scienza ufficiale. A questo riguardo, vi comunico che ho provveduto personalmente a portare la documentazione scientifica, relativa alla Fondazione Internazionale Pace e Crescita, all’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare affinché la esamini e ne esprima un giudizio. Quando avrò il risultato, sarà mia premura renderlo pubblico.
Con questo spero di aver dissipato ogni dubbio circa la mia personale serietà e quella del “Giornale” che ha ospitato l’articolo. “Giornale”, per inciso, nel quale ho trascorso 26 anni della mia vita professionale e con il quale continuo ad essere legato con un contratto di collaborazione in esclusiva.
Se poi ci sarà qualcuno che, nonostante tutto, vorrà continuare a scrivere sciocchezze nei miei confronti, si accomodi pure. Come dicevano gli antichi greci, contro la stupidità neanche gli Dei possono nulla. Figurarsi i giornalisti, compresi quelli che si sforzano di essere sempre seri e corretti.